1 maggio: Acli Roma, si lavora ma si resta poveri

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"Anche chi ha un impiego, spesso, non riesce a soddisfare i propri bisogni fondamentali.

Il lavoro povero non è un'eccezione: è diventato sistemico, strutturale, e coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione.

Si lavora, ma si resta poveri. Si fatica, ma non si costruisce futuro". Lo sottolineano le Acli di Roma e provincia in occasione della Festa dei Lavoratori. Per l'occasione, l'associazione ha voluto realizzare una cartolina con lo slogan: "Un lavoro non basta, a volte neanche due".
    "A fare maggiormente le spese di questa situazione - evidenziano ancora le Acli di Roma - sono le donne, relegate più spesso in impieghi instabili e sottopagati. Sono i giovani, costretti a rincorrere contratti precari e prospettive evanescenti. Sono le persone che vivono penalizzate da un mercato del lavoro diseguale e selettivo, spesso insicuro, a volte mortale. Una situazione che incide tantissimo sulla qualità di vita della Capitale nella quale, caro affitti e carovita rappresentano le principali motivazioni di fuga dalla città. Non sono solo disuguaglianze economiche. Sono disuguaglianze di genere, territoriali e generazionali, che si intrecciano e si rafforzano, alimentando un senso diffuso di esclusione". "Una società in cui il lavoro non emancipa, ma intrappola e uccide - aggiungono - è una società che deve fermarsi a riflettere. Ed è proprio in mezzo a questa crisi di senso e di giustizia che sentiamo il bisogno di tornare alla radice più profonda del lavoro. Non un ingranaggio, non una prestazione, non una statistica. Ma una vocazione, un impegno umano e comunitario, capace di creare legami e generare futuro".
    "Anche Papa Francesco - conclude l'associazione - ha voluto, con due lettere inviate in occasione degli ultimi due appuntamenti del LaborDì, restituire al lavoro la sua dimensione più autentica: quella relazionale, creativa, profondamente umana. La sua recente salita al cielo ci ha colti nel cuore, come credenti e come comunità. È un dolore che si fa silenzio, memoria, preghiera. E proprio per questo, questa Festa dei Lavoratori assume un valore ancora più profondo. Perché il Papa ci ha indicato un cammino possibile, anzi necessario: quello del lavoro buono, del lavoro che non umilia ma libera, che non divide ma unisce, che non sfrutta ma costruisce".

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