Le eroine del fumetto non sono mai state così forti.
Non perché hanno nuove abilità, mosse, più muscoli.
Ma perché a scriverne le storie e, soprattutto, a
disegnarle sono le donne. Un esempio? Alla Sala Dalì
dell'Istituto Cervantes, a piazza Navona, ce ne sono ben due:
Belén Ortega e Mirka Andolfo. Alcune delle loro tavole più
rappresentative - disegni originali, sketch e riproduzioni -,
spesso messe in comunicazione tra di loro, potranno essere viste
dal 15 maggio al 12 luglio nella mostra 'Ahora y para siempre
heroìnas', che anticipa l'Arf! Festival, che invece è in
programma il 23, 24 e 25 maggio negli spazi del Mattatoio e
della Città dell'Altra Economia, a Roma.
Nel pieno centro della capitale, dunque, arrivano due star
del fumetto, che con il loro lavoro stanno partecipando a pieno
titolo a un cambiamento nel modo di rappresentare la femminilità
nei comics di tutto il mondo.
Pur con esperienze artistiche distinte, Belén Ortega - che
viene dall'Andalusia - e Mirka Andolfo - dal Piemonte ma
originaria di Napoli - condividono una posizione comune: sono
entrambe giovani autrici europee affermate nel mercato globale
che stanno portando nel cosiddetto fumetto mainstream (ancora
dominato da machismi o immaginari codificati) un nuovo modo di
guardare, disegnare e narrare le figure femminili,
reinterpretandole attraverso una sensibilità contemporanea, dove
il corpo non è solo superficie ma scelta politica. Insomma,
Ortega e Andolfo, insieme alle loro eroine, partecipano a pieno
titolo alla lotta femminista.
Ortega lo fa dall'interno del mito supereroistico più
iconico, da Wonder Woman alla giovane Trinity, passando per
Catwoman o Punchline, in una serie di heroínas - o villain - che
hanno il diritto di essere tutto. Andolfo, partendo dall'erotico
o dal grottesco dei suoi fumetti indipendenti, parla di
desiderio, identità ed emancipazione: le sue protagoniste sono
creature che cambiano pelle e scardinano ruoli che la società
vuole imporre loro.